Terza domenica di Pasqua
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RUBRICHE > Riflessioni sul Vangelo
17-04-2021
TERZA DOMENICA DI PASQUA
DOMENICA 18 APRILE 2021
“Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»”.
È ancora l’evangelista Luca che ci narra un’altra apparizione del Risorto. Non importa se sei in cammino per tornare a casa come i discepoli di Emmaus, o se sei chiuso in casa a Gerusalemme, come nel racconto di oggi: Gesù è libero dallo spazio e dal tempo, e proprio per questo ci è costantemente contemporaneo nel qui e nell’ora. Sì stasera proprio qui in questa chiesa, anche se non lo vediamo ma se siamo chiamati a riconoscerlo nei segni, Maria Maddalena nella voce che la chiamò per nome: “Maria”, I discepoli di Emmaus nel gesto dello spezzare il pane. L’apostolo Tommaso nelle ferite dei chiodi…noi nella Parola, nel sacramento del perdono, nel segno dell’Eucaristia…..Ma sempre c’è un dono un dono che si fa segno prezioso, la pace!, il dono della sua pace. E un uomo sente pace quando ha trovato ciò che stava cercando. Ecco perché Gesù saluta costantemente con la parola Shalom. Chi trova Gesù ha trovato quello che stava cercando, (Dio) (un senso di pienezza nella propria vita, la vocazione) magari per strade sbagliate, magari da peccatore, magari senza saperlo camminando sui sentieri della ricerca della giustizia e della verità…

E il Vangelo continua…”Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi”. I discepoli non potevano non avere altra reazione, l’incontro non era previsto, era inaspettato, non rientrava in esperienze già vissute…un po’ come questo virus, questa pandemia che ci ha preso impreparati e che ha messo paura e terrore…Ciò che ci dà la fede cristiana è sempre qualcosa di inaspettato. Gesù è un imprevisto che stravolge la vita. Ecco perché la paura e l’eccitazione si impadroniscono dei discepoli lì presenti. Eppure Gesù mostra loro come c’è una grande continuità tra la Croce e la resurrezione, come la morte non sia più l’ultima parola nella vita dell’uomo. Le sue mani, i suoi piedi e il suo costato sono la prova che Egli è davvero Lui, e che non è un’allucinazione collettiva: “Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”.
Gesù comprende la nostra poca fede, che abbiamo bisogno di concretezza, del resto la fede cristiana non è un’idea ma un incontro è carne e sangue, come il segno più grande che Egli ci ha lasciato l’Eucaristia…. La fede o è un fatto/evento o non ci cambia la vita, diceva Antonio di Padova predicate, se serve anche con le parole, perché è la testimonianza che convince. E Gesù, sembra dirci l’evangelista, è talmente un fatto “concreto” che può anche mangiare e poi il messaggio è: che solo i viventi mangiano…

A questo proposito Papa Francesco, commentando questo passo del Vangelo dice che ci sono tanti cristiani che hanno «paura della gioia», che hanno facce da funerale sono parole sue: «muovendosi nell’ombra invece di puntare «alla luce della presenza del Signore».Ed è il contrasto tra i sentimenti provati dagli apostoli dopo la risurrezione del Signore: da una parte la gioia di pensarlo risorto e dall’altra la paura di vederlo di nuovo in mezzo a loro, di entrare in contatto reale con il suo mistero vivente. Ed è proprio nel Vangelo che abbiamo ascoltato che «la sera della risurrezione i discepoli raccontavano quello che loro avevano visto»: i due discepoli di Emmaus parlavano dell’incontro con Gesù lungo la strada e così anche Pietro. Insomma, «tutti erano contenti, perché il Signore era risorto: erano sicuri che il Signore era risorto». Ma proprio «mentre parlavano», racconta il Vangelo, «Gesù in persona stette in mezzo a loro» e li salutò dicendo: «Pace a voi».In quel momento, ha notato il Pontefice, è successo tutto il contrario di quello che ci si sarebbe potuti aspettare: altro che pace.
Il Vangelo infatti descrive gli apostoli «sconvolti e pieni di paura». Essi «non sapevano cosa fare e credevano di vedere un fantasma». E’ un po’ quello che stiamo vivendo, non è che la celebrazione della Pasqua ci ha riportato la serenità a  noi e al mondo intero, viviamo questo “mix” si sentimenti, importante è però che crediamo che il Signore non ci abbandona, anche se sembra contraddittorio anche la gioia può mettere paura diceva infatti il Vangelo….«Ma poiché per la gioia non credevano...». Questo è il punto focale: i discepoli «non potevano credere perché avevano paura della gioia».

Ecco allora l’invito per noi a non aver paura della gioia, del fatto che tutto a questo tempo difficile avrà la sua conclusione perché la Storia è nella mani del Buon Dio. Fidiamoci di lui e nella professione di fede, diciamogli che gli crediamo veramente e che si faccia sentire a noi vicino.


 
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